PROGETTO COMENIUS


Disegno Professionale Arredamento

Classe 3^A


Docente di Professionale : Maria Carmen Viganò
Docenti di Laboratorio : Giuseppe Meroni, Marcello Puija

Anno scolastico 2009/2010  Istituto Fausto Melotti sede di Cantù

Progetto “La cornice”


Nell’affrontare il tema gli allievi ed io abbiamo verificato la provocazione dello spiazzamento dovuta al materiale di rifiuto/riciclo che obbligatoriamente dovevamo usare per il nostro lavoro. Tipo di materiale attraente per il mondo dei creativi, in questi tempi, ma disorientante rispetto ad una progettazione curricolare.
Definito il tema della cornice abbiamo vissuto una situazione di conflitto interiore una sorta di smarrimento ci affliggeva e , per noi, il ruolo della meditazione con i suoi tempi lunghi è stato fondamentale.
Al termine di tale percorso, abbiamo concordato su questi punti: i nostri lavori dovevano essere umoristici, perché il nostro mondo sociale a volte è triste, e dovevano emozionare, perché l’emozione è il carburante che fa muovere il mondo e spesso ci fa superare la scarsa motivazione personale.
Ci siamo poi messi nel solco storico della nostra scuola, quello della progettazione e della creatività per scoprire le nostre potenzialità e metterle in azione sottolineando la continuità del rapporto tra allievi e docente nel quotidiano operare insieme.
Partendo dai materiali di rifiuto/riciclo trovati, alcuni sono stati per noi particolarmente interessanti come ad esempio: il cartone grigio riciclato, la carta da giornale, i fusi di plastica residuo della lavorazione tessile, pezzi di scarto di balsa dei laboratori di modellistica,….
Abbiamo così cominciato a pensare alla cornice come tema di ebanisteria.
La cornice come :
o        elemento di restrizione di uno spazio bidimensionale ma anche confine di territori immaginari o illustrati.
o        una finestra sulla realtà ma anche
o        edicola che celebra un’immagine più o meno evocativa,
o        elemento ridondante e chiassoso ( un giullare che attira l’attenzione)
o        essa stessa oggetto che può trasmettere nuovi significati.

Ecco allora
1.      la cornice intitolata “VITA”. Le sagome dei semi delle carte da giuoco :quadri, picche, fiori e cuori, sono state create con la carta pesta da stampi di plastica dura per la formazione del ghiaccio per le bibite estive. Dei pezzi di carta sono stati opportunamente scelti e ritagliati tra le parole scritte su giornali frusti, testimoni obsoleti del presente che passa. La predominanza dei grigi, più o meno intensi, in tali sagome tridimensionali appartenenti allo spazio sensibile,  assume in sé  la metafora della vita, palesandone il progetto: la casualità, la fortuna, il baro. Spesso grigia, fatta di gesti ripetuti, doveri, sacrifici . Ogni tanto l’amore, tuttavia, anche in senso lato, la infiamma (il simbolo scelto è stato il cuore rosso, il cuore come organo di fuoco). La vita assume spesso un solo colore: il rosso che la segna in modo indelebile. Attenzione però al “picche nero” , avverte : ogni amore ha la sua parte di cocente dolore.

2.      Un'altra cornice è stata quella progettata attraverso una forma geometrica fuori dall’ordinario: “IL CICLOIDE”, fatto di tetraedri regolari tutti concatenati tra loro. Il cartone riciclato e l’impiallacciatura di scarto, gentilmente donata dalla ditta “Tabu” di Cantù, ci hanno permesso la realizzazione di tale manufatto. Il tetraedro è uno dei cinque solidi regolari, la cui regolarità armonica all’apparenza imperturbabile e statica, è stata messa in discussione quando da singolo elemento è stato aggregato con altri tetraedri, formando, così, una sorta di anello, che ruota su se stesso, appunto trasformato in cicloide. Il cicloide con la possibilità di ruotare su se stesso, sua proprietà geometrica, ci ha permesso di creare una forma complessa di cui alcune sue facce potevano appoggiare su più piani posti in giaciture diverse nella stessa “edicola”. Rappresentando il continuo divenire e la contaminazione delle diverse superfici, la struttura geometrica stessa del cicloide ci ha permesso di “sdefinire”1 la rigorosità stessa della cornice, permettendo una parte mobile: nulla è sempre uguale a se stesso ma
eventi diversi possono modificare lo stato oggettivo di fissità. Queste parti mobili provocano delle ombre sulle parti fisse della cornice e il variare della luce durante il giorno e le stagioni testimonia il continuo fluire dei fenomeni. La scelta - gioco forza- di usare, nel prototipo, dei pannelli recuperati da una pubblicità di biancheria per la casa ci ha fornito la possibilità di pensare che tutto è transeunte, anche l’immagine più accattivante redatta con colori brillanti che ha catturato lo sguardo di molte persone è passata, è stata così frammentata, demolita e si è ricostituita con altri significati.

3.      Sempre partendo dall’idea di regolarità da contaminare in qualche modo, abbiamo creato una cornice partendo da una superficie divisa secondo una rete modulare quadrata, forma regolare per eccellenza, poi l’abbiamo arcuata “sdefinendo”1 il suo essere piatta ed ecco che si sono create, apparentemente dal nulla, delle depressioni interrompendo la sua regolarità piatta. Nel  contaminare la superficie abbiamo anche una sua diversa forma di esistenza sotto la luce che l’ha resa, da bidimensionale, tridimensionale! L’uso della carta pesta, fatta con carta da cucina riciclata, per ricavare la forma dagli stampi ha poi creato l’illusione di aver prodotto moduli di “FALSO MARMO” (titolo della cornice), permettendoci di giocare ironicamente sui contrari: molle-duro, tiepido-freddo, fisso-mobile.

4.      Riflettendo sulla figura del giullare l’associazione d’idee con le maschere del carnevale e in particolare con l’accessorio del cappello, posto sopra ai parrucconi ridondanti, è stata facile. Così partendo dalla forma del cerchio, studiando alcune sue linee strutturali e pensando a una loro possibile piegatura a cappello , è venuto naturale pensarlo come supporto dei tronchi di cono derivanti dallo scarto delle spolette dei fili per tessitura, vestigia di improbabili decorazioni settecentesche. Ed ecco una parodia dell’EFFIMERO BAROCCO! (titolo della cornice).

5.      Riferendoci poi all’esperienza storica di chi ha lavorato nel mondo del design come dimenticare la preziosa lezione dell’intramontabile Bruno Munari, e dei suoi giochi didattici! Abbiamo osservato in un suo gioco modulare la forma regolare del cerchio in cui era inscritto un triangolo equilatero; volendo lavorare con l’asimmetria e la discontinuità abbiamo sostituito il cerchio con  l’ellisse (due centri o fuochi). Così abbiamo inserito un elemento di disturbo nell’aggregazione e reso dinamico  e non simmetrico ciò che era nato per avere entrambe le proprietà di staticità e simmetria. Il tutto costruito recuperando cartellette vecchie colorate e tavole di disegno non terminate e ormai obsolete perché redatte in anni precedenti. L’effetto è di un tripudio di colori e “FORME DANZANTI” (titolo della cornice).

6.      In una cornice in particolare si è concentrata la nostra “JOIE DE VIVRE”(titolo della stessa) ispirata ad uno spettacolo pirotecnico . Su un supporto fatto di scarti di balsa , tinto poi con del mordente per nobilitarne il colore, abbiamo incollato i fusi di plastica colorata tagliati longitudinalmente. Sulla forma a cerchio, che tutto contiene ma non inizia e non finisce mai, la sistemazione a raggio delle sagome dei fusi tagliati ha creato anche la sensazione che tutto sia in espansione, come un fuoco d’artificio che sia appena scoppiato, come la nostra “gioia di vivere”!

7.      Un ultimo lavoro è stato dedicato ai “VECCHI GIORNALI”. Sfruttando la loro resistenza se arrotolati, e tenuti fermi con fascette da elettricista, c’è sembrato intrigante poter delimitare le immagini con le parole!

Abbiamo cercato di risolvere le forme viste delle nostre cornici in modo che raggiungessero in noi l’evidenza di una adeguatezza.
“ Nonostante poi l’unicità di ogni sguardo, il quale vede sempre quello che gli permette la sua conformazione e soffre della povertà della sua individualità “ lo sforzo della nostra creatività è stato quello di avvicinarci ad una forma che “innescasse la sensazione dell’adeguatezza ”… perché “…essa appare a tutti come l’essenza stessa del Bello senza varianti né riserbo, senza contesto né sforzo.”.2

Abbiamo cercato d’ incidere  sulla sfera sensoriale di chi guarda sperando di non lasciarli senza emozioni.

Note:
sdefinire” neologismo che mira a descrivere come, con un intervento gestito razionalmente, si tenda a rendere falsa una legge compositiva o geometrica e a modificarla nel suo senso contrario.
2 cit. Muriel Barbery “L’eleganza del riccio” edizioni e/o, gennaio 2010 quarantaquattresima ristampa.



esperienze laboratoriali
VECCHI GIORNALI

preparazione della cornice " FALSO MARMO"

carta di spagna
griglie modulari quadrate che deformeranno la superficie per la cornice "FALSO MARMO"

preparazione della cornice "VITA"
allestimento cornice "IL CICLOIDE"

preparazione della cornice "VITA"

preparazione della cornice "VECCHI GIORNALI"


FORME DANZANTI



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